“Ma quale battaglia aerea... Tutte fantasie. Se si va al processo, in fondo, neanche mi dispiace. Vorrà dire che, una buona volta, uscirà fuori anche la nostra verità. E sarà scontro di perizie...”. Il generale dell'Aeronautica Vincenzo Manca, senatore di Forza Italia e vicepresidente della Commissione stragi, la butta sul sarcastico. Fu lui a firmare, assieme ai deputati Mantica, Taradash e Fragalà, la controipotesi secondo cui nessun velivolo militare era in circolazione quella notte del 27 giugno 80 sui cieli del Tirreno. E dunque il missile che causò l'abbattimento del Dc 9 era da escludersi. Generale Manca, il giudice Rosario Priore invece scarta la bomba proprio perché è certo che, quella sera, di caccia in azione ce ne fossero parecchi. Se fu battaglia aerea, non poteva essere attentato terroristico. “La deduzione è chiara. Ma non capisco su che cosa la fondi. Evidentemente Priore possiede elementi che non avevano i PM e che non ha neppure consegnato a noi della Commissione. Significa che la collaborazione fra Parlamento e magistratura non c'è stata”. Ma lei, da generale, non crede allo scenario di guerra che pure fu ipotizzato dall'ammiraglio Martini, ex responsabile del Sismi, il servizio segreto militare. “Non ci credo, no. Perché anche noi ci siamo studiati i tabulati radaristici. E, davvero, non c'è alcuna traccia sicura di jet militari in azione”. Gli stessi PM nella loro requisitoria sostenevano l'opposto. Anche se non arrivarono a conclusioni certe né sul missile né sulla bomba a bordo. “Vede, i tracciati bisogna saperli leggere. In prossimità di Siena c'è qualcosa, ma per noi si tratta di falsi echi, non di echi veri”. Si spieghi meglio. “Non rilevazioni di velivoli ma giochi, anomalie magnetiche. Ci sono poi falsi echi anche al momento della caduta del Dc9. Del resto, gli stessi PM hanno mantenuto dubbi. Fecero arrabbiare chi voleva solo buttar fango sull'Aeronautica. Ci vuol coraggio per le verità scomode...”. |